LA MOFETA DI BORBOI.

Il nome Mofeta deriva dalla dea Mefite, di origine osca o sannita, protettrice delle acque e della terra, in passato adorata dai contadini prometteva fertilità e prolicità. Solo in un secondo tempo la leggenda della dea Mefite ha preso dei lineamenti negativi, diventando simbolo degli odori pestilenziali e di morte per asfissia. Le mofete sono flussi naturali di anidride carbonica di origine geotermica, tipiche di antiche aree vulcaniche, attive da centinaia di anni. La rilevanza scientifica di questo sito è notevole, poiché, a causa delle particolarissime condizioni atmosferiche ed edafiche che si  sono venute  a creare nel corso dei secoli, le specie vegetali ed animali hanno sviluppato adattamenti altamente specifici per quel determinato ambiente. L’ esistenza delle Mofete, presenti in Italia soltanto in altri due siti, ci permette di studiare quali sono gli effetti dell’ aumento della CO2 nell’ atmosfera, dovuto alle attività umane di vario tipo e, soprattutto, all’ utilizzo di energie fossili come petrolio, metano e carbone.

Numerosi studi sono stati compiuti in questo sito non solo dal CNR italiano ma anche da importanti istituti di ricerca internazionali quale la San Diego Stato University, l’ università di Wageningen in Olanda, l’ università di Basilea e l’ università Sheffield in Gran Bretagna e di Vienna.

Il periodo ottimale per venire a visitare la mofeta di Borboi è tra ottobre e maggio, quando le piogge confluiranno nel torrente abbastanza da poter osservare le acque in ebollizione a causa della risalita del gas dal terreno sottostante.