Equitazione naturale

 

L’equitazione cosiddetta naturale o etologica sta riscuotendo negli ultimi anni un consenso sempre crescente anche in Italia. In generale, è probabilmente più corretto parlare di addestramento naturale, e ciò comprende l’educazione del cavallo ma anche (e forse soprattutto) quella del cavaliere.

L’approccio naturale all’equitazione viene applicato con grande successo anche all’addestramento dei puledri (doma dolce) e alla riabilitazione di cavalli traumatizzati o con problemi comportamentali.

Esistono moltissimi metodi, la maggior parte di essi sviluppati negli Stati Uniti, dove è stato coniato il termine “Natural Horsemanship”. Tanto per citare alcuni dei più famosi addestratori, che hanno dato origine ad altrettanti metodi e scuole oggi molto presenti anche in Italia, possiamo ricordare Pat Parelli e Monty Roberts.

Molto interessante e innovativo il metodo ideato da Carolyn Resnick, descritto nel suo bellissimo libro “Nuda Libertà” che consigliamo vivamente di leggere.

Tutti i metodi di equitazione naturale sono basati su alcuni principi fondamentali derivanti dall’osservazione del cavallo nel suo ambiente naturale:

  • Il cavallo è un animale che in natura è soggetto a predazione; pertanto, la fuga è il suo principale metodo di difesa. Tentare di addestrare un cavallo attraverso l’uso dell’intimidazione, o peggio ancora della violenza, è controproducente oltre che oggettivamente pericoloso. Il cavallo può lanciarsi in fughe incontrollabili, o in certi casi attaccare quando percepisce di non avere altra via di scampo.
  • Il cavallo ha bisogno di spazio e di movimento: nel loro ambiente naturale, i branchi si spostano in continuazione in spazi vastissimi, alla ricerca di cibo e acqua, mangiando e camminando per molte ore al giorno. Confinare i cavalli in un box è quanto di più contrario alla loro natura, può provocare seri disturbi del comportamento, e può essere molto nocivo per la loro salute.
  • Il cavallo è un animale sociale, che ha bisogno della compagnia dei suoi simili per sviluppare e mantenere un buon equilibrio mentale e fisico. L’ideale, per un cavallo, sarebbe di poter vivere in un branco. Il branco offre al cavallo interazione sociale, sicurezza e protezione. In mancanza di un branco, è comunque necessario garantirgli la nostra compagnia ma soprattutto quella di altri cavalli.
  • Il sistema di comunicazione tra cavalli è molto sviluppato ed è basato sull’ordine gerarchico. Il rispetto della gerarchia da parte di tutti gli individui permette al branco di agire in modo efficace e tempestivo in caso di pericolo e negli spostamenti alla ricerca del cibo e dell’acqua. I cavalli comunicano tra di loro per mezzo del linguaggio del corpo, attraverso i suoni e il modo in cui occupano e modificano il loro spazio all’interno del gruppo. Conoscere il linguaggio dei cavalli è indispensabile se vogliamo stabilire una buona comunicazione con loro. Una comunicazione errata induce nel cavallo paura e diffidenza, oppure mancanza di rispetto nei nostri confronti.
  • L’ordine gerarchico di un branco comprende sia individui dominanti che sottomessi. Ognuno di loro ha un suo ruolo e una sua ragione di essere, ma tutti, senza alcuna eccezione, sono tenuti a rispettare le regole del branco e l’autorità del leader. Si tende a ritenere, in modo errato, che il leader, il capobranco, sia un individuo particolarmente dominante. In realtà, il capobranco riunisce in sé tutte le migliori qualità equine, che inducono gli altri cavalli ad avere rispetto e totale fiducia nei suoi confronti. Il capobranco è l'autorità, il padre: forte e determinato sia nel difendere il branco dall'assalto dei predatori che nella lotta per la supremazia, se altri cavalli ne insidiano la posizione di dominio; possessivo e protettivo nei confronti dei più deboli, ma pronto a intervenire nei confronti di individui eccessivamente dominanti o per sedare disordini.

In qualsiasi metodo di addestramento all'equitazione naturale, il ruolo ideale che noi dobbiamo cercare assumere nei confronti del cavallo è quello di leader. Rappresenteremo per lui un'autorità forte, rispettosa e benevola, per suscitare rispetto e fiducia e predisporlo così alla spontanea collaborazione. Il cavallo sarà ben felice di affidarsi a noi, delegandoci naturalmente la responsabilità del comando. Al contrario, un comportamento troppo autoritario porterà il cavallo a temerci e sfuggirci; allo stesso modo, la nostra mancanza di autorevolezza spingerà il cavallo a toglierci il rispetto e ad assumere lui il comando.

Una volta stabilita la nostra autorità di leader e un buon sistema di comunicazione con il cavallo, attraverso un corretto lavoro a terra, sarà relativamente facile trasferire quanto abbiamo appreso nel lavoro in sella. Pretendere di montare sulla nobile schiena di un cavallo senza aver prima guadagnato la sua fiducia e il suo rispetto è assolutamente controproducente, oltre che pericoloso... ecco questa è l'equitazione naturale!